L’economia ruota intorno all’armonioso patrimonio ambientale, dove al fitto bosco si accosta la macchia mediterranea, alla pianura alluvionale le colline d’argilla, alle zone palustri acquitrinose, come le pozze a ridosso dell’ansa del fiume Tevere, le valli sassose, i prati nati su strati di tufo vulcanico, i ruscelli e i fossi. La molteplicità degli ambienti ha favorito la presenza di varie specie animali. Per queste caratteristiche di biodiversità si è sviluppata l’agricoltura, in particolare si coltivano ulivi e vite, l’allevamento ovino e bovino, l’artigianato e la cucina tipica, così che negli ultimi anni sono nate molte strutture che offrono accoglienza turistico-ricettiva. Tale zona è conosciuta ed apprezzata nel mondo per la qualità del suo olio d’oliva elemento cardine della dieta mediterranea, per il prezioso ambiente naturale conservato e per un famoso evento storico: il Ratto delle sabine.
Il territorio di Collevecchio si trova nella regione storico-geografica Sabina, più precisamente nella parte della Sabina tiberina tra la Valle del Tevere e la catena preappenninica dei Monti Sabini. Confina a sud-est con la provincia di Roma e la provincia di Viterbo, sfiorando a nord quasi la provincia di Terni, quindi la regione Umbria.
Le prime conferme di aggregazioni di popolazioni nell’odierno comune di Collevecchio risalgono al paleolitico, forse di origine Indoeuropea frequentavano la parte di confluenza tra i corsi d’acqua, Aia (Imella), Treja e il Tevere ed i terrazzi fluviali, dove il tufo, nell’attuale zona di Grappignano, forma pianori e rupi.
Nell’età del bronzo si intensificano insediamenti nei costoni e nei pianori sopra la fascia che sovrasta la valle del Tevere, si consolida una costante attività di scambio con le popolazioni dell’opposta sponda del fiume i Falisci e gli Etruschi.
Nell’età del ferro nella zona di Poggio Sommavilla si insediano nuclei sparsi di capanne intervallate ad ampi spazi destinati alla coltivazione, nei pianori dei terrazzi fluviali che sovrastavano la valle del torrente Aia (Imella) e quella del Tevere.

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